Tutte le volte che Vittorio Feltri ha offeso il Sud
Vittorio Feltri, direttore di Libero, in questi giorni sta continuamente alimentando una personale crociata verso il Sud Italia.
- Analisi dati Campania (Parte II)
- Eboli, paziente COVID scompare dall’ospedale
- Le parole di De Luca a “Porta a Porta”
“I meridionali sono inferiori”
«I meridionali sono inferiori» così ha esordito ieri sera in tv, il direttore di Libero Vittorio Feltri, ospite della trasmissione di Rete 4 Fuori dal coro condotta da Mario Giordano. «Credo che i meridionali in molti casi siano inferiori – ha continuato – Molta gente che è nutrita da un sentimento di invidia, rabbia nei nostri confronti perché subisce una sorta di complesso di inferiorità. Io non credo ai complessi di inferiorità ma credo che i meridionali, in molti casi, siano inferiori».
I precedenti attacchi
Non è la prima volta, pochi giorni prima aveva invece dichiarato su “Libero”: “Manca soltanto la Lombardia per creare una frattura tra le due Italie divise da una antipatia reciproca che si era sopita e che le polemiche sul virus hanno risvegliato in modo drammatico. Attenzione, manutengoli ingordi, a non tirare troppo la corda poiché correte il pericolo di rompere il giochino che fino ad ora vi ha consentito di ciucciare tanti quattrini dalle nostre tasche di instancabili lavoratori. Noi senza di voi campiamo alla grande, voi senza di noi andate a ramengo. Datevi una regolata o farete una brutta fine, per altro meritata”.
“Al nord non si suona il mandolino”
Prima ancora un altro attacco al sud, questa volta minimamente velato: “Dopo due mesi di detenzioni, cosa mai successa a memoria di vivente, mi sembra normale che i reclusi ne abbiano piene le scatole, non tanto di stare barricati tra le mura domestiche, quanto di non poter lavorare e guadagnarsi il pane che inizia a scarseggiare. Qui al Nord in particolare la gente è impaziente, non riscuote più lo stipendio, i piccoli risparmi familiari si sono esauriti, ovvio che punti a riprendere le proprie attività, questione di sopravvivenza. Non si tratta di correre in strada a suonare il mandolino, bensì di tornare in fabbrica pur con tutte le protezioni che evitino nuovi contagi”.