“Aboliamo il numero chiuso” raccolte già le prime 50.000 adesioni

Petizione lanciata lo scorso 20 settembre

(di Milena Cicatiello)

Il Comitato “Aboliamo il numero chiuso” ha già raccolto le prime 50.000 adesioni, in pochissimi giorni dalla sua costituzione. La petizione, lanciata lo scorso venti settembre, si chiama #iononhoimbrogliato, è indirizzata ad Anna Maria Bernini, ministro dell’ università e della ricerca e si prefigge lo scopo di ottenere la rimozione degli oramai sempre più iniqui e vessatori test di ingresso alla facoltà di medicina. Questo è quanto si apprende dal sito della petizione.

£La situazione attuale ci impone di affrontare con urgenza la questione del numero chiuso e del sistema d’accesso a Medicina che – a causa delle vicende dell’ultima sessione di Tolc – ha invaso le pagine dei principali quotidiani italiani. È innegabile che l’Italia stia affrontando una delle più gravi situazioni in ambito sanitario e assistenziale: la carenza di medici è ormai cronica. Lo abbiamo visto durante pandemia di Covid-19 e continuiamo a vederlo, ancora oggi: corsie ospedaliere vuote, medici in pensione richiamati in servizio, medici stranieri assunti per non chiudere i reparti. I cittadini muoiono perché privati di assistenza medica di prossimità e ospedaliera ma il sistema del numero chiuso, unica causa di questo sfacelo, resta intoccabile e tenacemente protetto da pochi interessi di parte. Noi riteniamo che sia giunto il momento che la politica debba prendersi le sue responsabilità e rivedere profondamente il sistema d’accesso alla formazione medica considerando improcrastinabile l’abolizione del numero chiuso. Il metodo attuale d’accesso alle professioni mediche non tiene infatti conto né delle esigenze reali del nostro sistema sanitario né prevede un sistema di selezione legittimo e meritocratico. L’ ultima sessione del Tolc è stato un calvario costato caro a migliaia di famiglie dove non è stata la preparazione ad essere premiata, né è stato l’impegno ad avere la meglio. È stata la casualità di un quiz iperspecialistico e la fatalità di un sistema “equalizzato” aleatorio a decretare chi potrà proseguire per la propria strada e chi no, ledendo quel diritto allo studio sancito dal nostro ordinamento. Il diritto allo studio non può essere neanche ad appannaggio di chi ha maggiori possibilità economiche e può permettersi l’iscrizione, sin dagli anni del liceo, in costose scuole di preparazione. Così come non è neanche corretto che un ragazzo del liceo si concentri di più nella preparazione ai test piuttosto che preoccuparsi del proprio percorso scolastico”.

Il comitato, inoltre ,giudica aberrante la contrarietà dei sindacati e dei rettori. I rettori delle Università italiane si trincerano dietro una fantomatica qualità dell’offerta formativa. Se gli studenti dovessero aumentare – si legge sui giornali – si assisterebbe a “un drastico crollo dell’indiscussa qualità dei corsi che in Italia formano medici e chirurghi” . Una visione inaccettabile, per il comitato, il quale replica , prontamente, che la qualità dell’ offerta migliorerebbe proprio grazie all’ aumento dei medici e, di conseguenza, anche dei corsi formativi. Anche l’Ordine dei medici fa leva “Sulla qualità della formazione, che oggi tutto il mondo ci invidia”.

E anche tale posizione viene agevolmente sabotata dagli studenti della piattaforma e dai loro rappresentanti, i quali fanno notare che la qualità “non può essere individuata a monte, tutt’ al più mediante uno sbarramento fatto in itinere. Senza tralasciare, infine , che sono proprio le associazioni di categoria e i sindacati a lanciare allarmi su allarmi, lamentando, continuamente, la carenza di personale medico”.