-Preambolo:
Da dove nascono i versi? Dove vogliono condurci? Possono esserci una o più mete per questi vettori di anima, di pensato, di sognato, di vissuto?
Di quali, quanti versi, dunque, è fatta una poesia? E non certo intendendo quelli che ne formulano il testo, quanto, appunto, le svariate direzioni che ne segnano il significato.
Perché, se è vero che alcuni versi possono attraversare infinite e spesse pareti e arrivare a un cuore, anche al più inaridito, e restituirgli linfa, altri, “diversi versi”, possono superare ostacoli ancora più grandi, raggiungendo anche le menti e infondendo riflessione, consapevolezza, libertà.
Eppure, la direzione di un verso non è per forza di cose tracciata dal tema trattato, quanto dalla motivazione che muove dal vissuto e dal sentire del poeta, per cui egli comporrà la sua opera inserendovi, più o meno consciamente, precisi indirizzi che la poesia seguirà bussando alle porte del lettore e, talvolta, utilizzando chiavi capaci di spalancare porte nascoste, segrete e varcare soglie sconosciute.
Diversi versi, dunque, come diverse direzioni, come scoperta di altri punti di partenza e di arrivo, di cui la poesia si fa filo conduttore, tenendo saldi tutti i suoi ingredienti, l’eros e il pathos, senza trascurare l’ethos, che ne suggella il legame.
Diversi versi perché portatori di una diversa capacità contaminante. Polline che si sedimenta, provocando nuove sfumature sulla superficie delle zolle e che, a volte, riesce a fecondarle fino a farle germogliare. Poesia, forza misteriosa che può aprire orizzonti, ampliare i punti di vista e, addirittura, salvare il mondo con la sua “utile bellezza”, lontana dagli stereotipi, immune dall’omologazione.
–Da Rocco Scotellaro a John Fante: il Sud di chi resta e il Sud di chi parte.
“Ho perduto la schiavitù contadina,
non mi farò più un bicchiere contento,
ho perduto la mia libertà.”
Sono versi di Rocco Scotellaro, Un poeta un po’ tralasciato dalla nostra “letteratura istituzionale”, di cui quest’anno (2023) ricorre il centenario della nascita. Nei suoi versi, dedicati al mondo contadino e alla sua emancipazione, il dramma di un Sud che anela al cambiamento e che soffre nelle storie di chi va e in quelle di chi resta, dal cui racconto affiora la consapevolezza che nessuna delle due decisioni sia realmente frutto di una libera scelta, ma che entrambe possono rivelarsi riscatto o fallimento e che, ciascuna delle due, implica coraggio e sacrificio. La grandezza e l’universalità di Scotellaro emergono grazie ai tanti apprezzamenti ricevuti all’estero, anche in Nord America e in Nord Europa, forse perché la profondità di pensiero del poeta, intellettuale e politico socialista Lucano, proiettano il lettore, più che mai, in un sentire ben espresso da Ugo Ojetti, ovvero, che “si è sempre meridionali di qualcuno”. E se, grazie a questa suggestione, il Sud lo eleviamo a concetto, allora, specie oggi, a un secolo dalla nascita di Scotellaro, possiamo tranquillamente affermare che le sue poesie sono ancora attualissime, e non per un solo Sud, il Meridione d’Italia, ma per un’infinità di altri Sud, non per forza geografici. Quel Sud di cui si scoprono tutti originari, indipendentemente dalla regione di provenienza, gl’italiani emigrati fino all’altra parte del mondo, l’America, e in cui si ritrovano ultimi, insieme ad altre comunità, altri particolari Sud che sfuggono alla bussola, neri, polacchi, irlandesi. Scotellaro ci ha calato nelle vite di chi rimane e soffre, oltre che per sé, anche per coloro che sono andati via. E’ come se il loro spaesamento e la malinconia, che mettono a dura prova i già flebili entusiasmi delle drammatiche partenze, assottigliassero pian piano le speranze convertendole in alienazione e in un fallimento che avvilisce, ancora di più, il mito della fuga. È come se tra i versi di Scotellaro s’intravvedesse il riflesso di quella desolante America che rimane fuori dal “sogno” e che più tardi sarà descritta da un pregevole e interessante filone letterario. E’ come se Scotellaro avesse compreso per primo che, in fondo, nessuna nave ci porta via dal Sud, se non da quello riportato sulle carte geografiche.
Sulla scia di Scotellaro, la produzione letteraria di John Fante (straordinaria coincidenza: quest’anno ricorre anche il quarantesimo anniversario della morte dello scrittore italo-americano), ricalca la stessa ricerca di un Nord come terra promessa, che aleggerà, per sempre, in una speranza che prescinde da ogni partenza. Chi intraprende quel viaggio, fisico o metaforico, potrà farcela, ma non è scontato. E potrebbe trovarsi a vagare tra gli sbandati, quelli che, quel Nord, non lo cercheranno nemmeno più. Quelli rimasti incagliati tra la disperata andata e l’impossibile ritorno. E, comunque, in fondo, per quanto sia paradossale, molto simili a coloro che ce la faranno, quei pochi che il “sogno americano” lo realizzeranno, restando o partendo. Perché in quella riuscita echeggerà sempre il rantolio di coloro che restano indietro, e saranno consapevoli che la loro amara riuscita, oltre alla fatica, sarà in parte dovuta dall’essere stati baciati dalla fortuna e, in altra parte, dall’avere in qualche modo tradito la loro storia, dall’aver avuto come sgabello le mani insanguinate di amici e fratelli rimasti negli abissi.
Storie vissute indistintamente da chi va e da chi resta, ma, sul cui cuore, poggiando un ago a freccia, anche senza magnete, la punta indicherà sempre Sud.
Questo Premio, grazie a una lettura non dogmatica di Scotellaro e di Fante e del loro lavoro, intende incentivare una riflessione sull’attuale concetto di Sud, superandone il significato di mero luogo geografico per inquadrarlo come una condizione e, dunque, domandarci, non dove, ma cosa e quali possano essere anche gli attuali Nord.
-Regolamento
Il Concorso è a partecipazione gratuita e aperto a tutti, compresi autori stranieri.
Si può partecipare indifferentemente con poesie edite o inedite, eventualmente anche già premiate in altri concorsi, purché siano originali e frutto del proprio ingegno.
Il tema scelto per questa seconda edizione, in linea con i contenuti espressi da Rocco Scotellaro e John Fante, è “Il Sud di chi resta e il Sud di chi parte”, lì dove per Sud deve intendersi non necessariamente il dato geografico- territoriale, ma le sue innumerevoli accezioni sociologiche-culturali.
La pertinenza con il tema è il primo, inderogabile parametro di valutazione. Diversamente, le poesie saranno scartate dalla giuria in quanto non attinenti, anche se giudicate qualitativamente buone.
Le sezioni del Premio sono le seguenti:
1. Poesia adulti (riservata agli autori che hanno più di 30 anni al momento della pubblicazione del bando, in lingua italiana o in vernacolo, in quest’ultimo caso è obbligatorio inviare anche la versione in italiano)
2. Poesia giovani (under 30)
3. Poesia lingua straniera (riservata ad autori provenienti da Paesi esteri).
Saranno premiati i primi 3 classificati e verranno assegnate 2 menzioni d’onore per ciascuna categoria.
4. Una quarta sezione è dedicata alla memoria di Lucia Parnascì, giovane poetessa e attivista capaccese scomparsa prematuramente, della quale questo Premio intende mantenere vivo il ricordo a testimonianza del suo impegno civile. Verrà scelta una sola opera che sarà premiata a giudizio insindacabile della giuria in quanto rifletta i valori e gli ideali profusi da Lucia.
Premi e riconoscimenti: I primi classificati di ciascuna categoria in gara riceveranno una targa celebrativa e un’opera in ceramica artistica,
I secondi e i terzi classificati di ciascuna categoria in gara riceveranno una targa celebrativa.
I menzionati e il premio della critica Lucia Parnascì riceveranno diploma di merito.
Non sono previsti rimborsi: spese di viaggio e pernottamento sono a carico dei partecipanti.
I premiati e i menzionati saranno avvisati con largo anticipo.
La partecipazione alla cerimonia di premiazione è condizione imprescindibile per ottenere il riconoscimento. Diversamente, la mancata presenza sarà causa di decadenza della titolarità del premio o della menzione. In caso di assenza, il vincitore ha facoltà di delegare un suo incaricato per presenziare all’evento.
La giuria tecnica è composta dai poeti Luca Di Bartolomeo, Marco Astegiano, Laura Russo, Luis Mauro, Stefano Ferrara.
Presidente di giuria è lo scrittore meridionalista Pino Aprile, autore del celebre “Terrroni”.
Il bando entra in vigore alla mezzanotte del giorno 24 ottobre e scade alla mezzanotte del giorno 1 dicembre.
Saranno prese in considerazione solo le opere inviate tramite email all’indirizzo Milenacicatiello1990@gmail.com , con la seguente dicitura nell’oggetto: “I diversi versi”.
Si può partecipare a una sola sezione con un massimo di due componimenti per ogni partecipante.
Le opere dovranno essere inviate in formato word in maniera totalmente anonima.
In un diverso file word, inserire i dati anagrafici, numero di telefono, indirizzo email, breve biografia dell’autore e categoria cui si intende partecipare .
I testi pervenuti non saranno in nessun caso restituiti.
I risultati saranno comunicati personalmente ai premiati e ai menzionati tramite email o cellulare.
Si invitano i partecipanti a seguire l’andamento del Premio sulla pagina Facebook
Milena Cicatiello | Facebook
Seguiranno ulteriori aggiornamenti sulla data della cerimonia di premiazione, che si terrà presso il NEXT Ex Tabacchificio di Capaccio Paestum. (comunicato stampa)