Ciò che è emerso dall’inchiesta è assolutamente condannabile e inaccettabile. Lo spaccio di sostanze stupefacenti e lo sfruttamento della prostituzione sono attività illegali che vanno perseguite a fini giudiziari per consegnare, sempre, alla giustizia i rei che destabilizzano gli equilibri fragili delle nostre società.
Ma dobbiamo anche contestualizzare il tutto ponendoci una domanda a monte del fatto che se c’è l’offerta c’è anche la domanda: “Chi usufruisce di questi servizi illegali? E perché?”.
Quelle principalmente coinvolte sono le fasce deboli della nostra società: minori e disoccupati che cercano spesso nell’uso di sostanze stupefacenti la possibilità di una via di fuga dai problemi che appesantiscono la quotidianità. Problemi sociali che la cattiva politica, purtroppo, concorre a creare.
Crediamo che tutta la classe politica del nostro territorio, la quale ha ben presente ciò che accade nelle nostre strade giornalmente, si debba domandare come si può intervenire per risanare queste falle culturali che attanagliano le fasce sociali più deboli, e non semplicemente recriminare.
Crediamo fermamente che la risposta ad una escalation dell’uso di sostanze stupefacenti non sta nel chiudere un centro d’accoglienza.
La classe politica, al contrario, dovrebbe interrogarsi su come, attraverso attività sociali, sportive, scolastiche ed educative, si possano sensibilizzare le nuove (e vecchie) generazioni su tematiche quali l’uso e l’abuso della droga, in modo da contrastare il fenomeno a monte e non a posteriori, facendo in questo modo calare la domanda e, quindi, contrastare l’offerta.
La domanda che è nostro compito porci è “Dove lo Stato ha fallito? Quando lo Stato ha fatto in modo che il malessere sociale prendesse il sopravvento?”; sono queste le domande che ognuno di noi, classe politica e libero cittadino, dobbiamo porci, piuttosto che imputare colpe ai soliti “capri espiatori” lavandocene le mani.
Se il reato c’è, come emerso dall’inchiesta, è giusto che chi ha commesso un reato paghi.
Ma un partito politico, piuttosto che chiedere la chiusura di un centro di accoglienza e cercare di far passare il messaggio che tutto lo spaccio che da anni colpisce il nostro basso Cilento sia da attribuire ai migranti, dovrebbe porsi le giuste domande su come intervenire direttamente sugli avventori sensibilizzandoli grazie ad attività sociali ed educative, non reprimendo.
Inoltre ci dissociamo e condanniamo l’inqualificabile termine di paragone strumentalizzato dagli esponenti della locale sede di Pisciotta della Lega, i quali non perdono occasione di fare propaganda su temi delicati socialmente come la disabilità; come si legge da una nota stampa della Lega di Pisciotta: «L’immigrazione (ahinoi!) è diventata una vera e propria industria su cui lucrare. Questo è inaccettabile! Come è inaccettabile che lo Stato spenda 280 euro al mese per un disabile, cittadino italiano, a fronte di 1.000 euro al mese per immigrato».
Una forza politica dovrebbe promuovere, nelle sedi appropriate, attività di recupero e reinserimento sociale verso i soggetti deboli e portatori di disabilità, e non utilizzarli in maniera strumentale a proprio favore.
In conclusione, il problema dell’abuso di sostanze stupefacenti c’è ed è presente da anni.
Per risolverlo abbiamo innanzitutto il dovere di dismettere i panni di politici ed evitare propaganda ipocrita, cercando, in sinergia, modalità di intervento su tematiche delicati che stanno sempre più coinvolgendo le fasce minorili e deboli delle nostre comunità.