La triste vicenda della donna deceduta per infarto fulminante sul Monte Gelbison non ha risparmiato il sollevarsi di polemiche più o meno giustificate: da una parte coloro che affermano che va tutto bene, che problemi della strada sono stati risolti da tempo e che è attivo un servizio di assistenza e accompagnamento svolto dal Servizio civile e che in fondo recarsi al santuario di Novi Velia è semplicemente un atto di Fede, sull’altro versante coloro che sostengono invece che tali servizi sono attivi solo nei giorni di punta, ovvero quelli che prevedono lo svolgimento di specifiche funzioni religiose, che aver risolto il dissesto della strada, lasciando comunque un tratto incompleto, a quella quota e con quei flussi, è comunque una cosa pericolosa.
Dal confronto tra le due opinioni emerge la solita diatriba tra chi vede il bicchiere mezzo pieno e coloro che al contrario sostengono che quando quel bicchiere riguarda la salute dei cittadini la mancanza, anche di una sola goccia, rappresenta il vuoto assoluto, lasciando i problemi irrisolti.
La verità, in fondo, non esiste, ma di certo nel 2023 la fruizione della storia, dei luoghi, e anche della spiritualità del nostro Cilento mon può essere lasciata a un semplice atto di fede: ogni fruitore deve avere il diritto di poter vivere l’esperienza del pellegrinaggio in piena sicurezza, qualunque siano le sue motivazioni e le sue condizioni fisiche, perché la Fede, oggi come oggi, può anche essere relativa: il diritto alla salute invece no. (Di Milena Cicatiello)