L’emergenza cinghiali nel Parco del Cilento Vallo di Diano ed Alburni si trasforma in Emergenza nazionale. E’ quanto è stato dichiarato ieri 4 ottobre, dopo la seduta straordinaria del Consiglio Direttivo del Parco, riunitasi proprio per trovare una soluzione al problema del sovrapopolamento degli ungulati nell’area protetta.
Un problema che si trascina insoluto da anni, decenni, che sta mettendo in ginocchio l’agricoltura, devastata da colonie di cinghiali che ormai scorrazzano in ogni dove, persino sulle spiagge. Ieri, presso il centro della Biodiversità di Vallo della Lucania, in seguito alla raccolta delle proposte, ma anche delle proteste di sindaci e associazioni di settore, come la Coldiretti, il direttivo del Parco ha deciso di proclamare lo stato di emergenza nazionale.
Un modo per costringere il Parlamento a legiferare su una materia sulla quale si va avanti secondo criteri da Regio Decreto, di mettere con le spalle al muro la Regione Campania, che attraverso il coinvolgimento delle Asl dovrebbe garantire un maggior numero di veterinari. E infatti, ciò che è stato evidenziato dal sindaco di San Mauro, Giuseppe Cilento, spalleggiato anche dal primo cittadino di Pollica, Stefano Pisani, il sistema attuale è ingestibile: scarso il numero dei selettori, inutile il loro lavoro se sul territorio del Parco bisogna percorrere cento chilometri per macellare la carne di cinghiale, un prodotto invendibile se non certificato, se non autorizzato allo smercio attraverso il settore della ristorazione, lavorazione e vendita.
Necessaria, una rete di macelli mobili sull’ampia area di pertinenza dell’Ente Parco, una serie di risposte pratiche e veloci, condivise ieri dai più, ma che ora attendono l’iter della regolamentazione nazionale, spesso, non altrettanto veloce.