L’ennesimo capitolo della tragicomica vicenda rifiuti in Campania ha avuto inizio il 20 febbraio al porto di Salerno. Dove sono stati scaricati 213 container nei quali sono stipate circa seimila tonnellate di ecoballe di spazzatura campana – oramai quasi vintage – trasferite in Tunisia nel 2020 e poi restituite, perché smaltite irregolarmente nel Paese magrebino. E mentre sull’asse italo-africano s’intrecciano le inchieste della magistratura per chiarire eventuali aspetti illegali della vicenda – in Tunisia sono stati arrestati 12 funzionari pubblici e un ex ministro dell’Ambiente, cinque di loro sono ancora in carcere, e indagate complessivamente 26 persone – a Serre si prepara una rivolta di residenti e istituzioni.
La protesta
I rifiuti saranno destinati, teoricamente per un periodo di tempo limitato, nel sito di stoccaggio temporaneo predisposto nel comprensorio militare di Persano, nel comune di Serre. Ma dovranno prima superare la barriera umana che ogni giorno è schierata all’ingresso dell’area. E a convocare i cittadini è stato il sindaco, Franco Mennella. Che ha scelto Facebook per chiamare a raccolta tutti. Altra mobilitazione è arrivata inoltre dagli altri sindaci della Piana del Sele che si sono riuniti già lunedì scorso in un consiglio comunale congiunto per decidere sulla strategia da adottare.
Le indagini
Dalla Campania, oramai due anni fa, erano partiti 282 container, con all’interno 7.900 tonnellate di ecoballe, poi sbarcati al porto tunisino di Mousse. Doveva smaltire i rifiuti la società Soreplast a Moureddine, in base a un accordo con l’italiana Sra- Sviluppo Risorse Ambientali. Qui, per un incendio nell’impianto di stoccaggio, sono andate in fumo poco meno di duemila tonnellate. L’altra parte era rimasta sul molo in attesa del rimpatrio. Il tutto mentre dalle ecoballe cominciavano a fuoriuscire liquidi derivanti dalla macerazione ultradecennale della spazzatura. Il caso, nel frattempo, oltre che diplomatico era diventato argomento di scontro politico anche nel Parlamento italiano.
L’atto tra Regione e governo della Tunisia
Alla fine è stato individuato un nome politically correct per il documento che ha imposto alla Regione Campania di riprendersi i rifiuti e di pagarne il costo di rimpatrio: un accordo di cooperazione internazionale firmato con il governo tunisino e farcito da belle parole. Ma con una chiara imposizione nei confronti di Palazzo Santa Lucia: i rifiuti devono tornare in Campania subito.