La tradizione che nasce dall’incontro tra il sacro e il profano
La cultura cilentana, oggi, è il frutto di secoli di commistione di vari saperi, usi, costumi, portati da varie popolazioni e influenzati da una tradizione diventata cattolica ma che affonda le proprie radici nel paganesimo. È il caso della rappresentazione del Volo dell’Angelo a Vatolla, frazione di Perdifumo, dove ogni 15 agosto in occasione dei festeggiamenti per Santa Maria delle Grazie, si celebra l’antico rito. Si tratta di un vero e proprio duello, combattuto tra due entità non umane. Gli eterni duellanti sono per l’appunto l’Angelo e il Diavolo che lottano per la supremazia.
Le rappresentazioni nel territorio cilentano, così come in tutta l’Italia meridionale, seguono un canovaccio simile: un bambino o una bambina del posto impersonano il messo divino, essi vengono legati ad una robusta corda d’acciaio tesa tra le estremità di un edificio e tramite una carrucola la percorrono, dando la sensazione di un Volo. Il Diavolo, anch’egli impersonato da qualcuno del luogo, sfida l’Angelo. I due hanno un dialogo recitato e cantato per poi mettere in atto il duello dal quale è il bene ad uscire vittorioso. Infine l’Angelo torna nei Cieli cantando una lode a Dio. La tradizione vuole che ad interpretare i due fossero padre e figlio ma, causa anche lo spopolamento dei piccoli borghi, questa legge non scritta è venuta a cadere.
Nel Cilento sono tanti i Voli dell’Angelodistribuiti in vari comuni ed ognuno ha una particolarità che lo rende diverso dagli altri. A quello di Vatolla è la cornice in cui si svolge a dare un carico emotivo molto forte: la corda è infatti tesa tra le due torridi Palazzo De Vargas, dimora della nobile famiglia Rocca dove trovò ospitalità il filosofo napoletano Giambattista Vico. Sul Volo vatollese vi è stato anche uno studio, portato avanti per lo più grazie alle testimonianze orali degli anziani, depositari del sapere storico dei paesi. Da tale studio è emerso che le prime notizie certe risalgono all’inizio del ’900. La preparazione, i segreti, i testi originali, i materiali e le strutture utilizzate sono conservate dalla famiglia Marzucca, fieramente originaria di Vatolla, che ogni anno lavora per la preparazione dell’evento.