La lettera del proprietario di un bar: “Ecco perchè non riapro”
Da lunedì 27 Aprile i bar e gelaterie potranno riaprire per svolgere esclusivamente il servizio a domicilio. Non tutti però sfrutteranno la possibilità.
Francesco non aprirà
Lungomare di Agropoli, ottimo panorama, buon caffè, squisito gelato, cordialità e pulizia. Al bar di Francesco non manca nulla compresa una clientela consolidata che sa di poter contare su professionalità e competenza nel settore.
Come detto però è tra le tante attività che hanno deciso di non aprire nonostante la possibilità arrivata dalla Regione Campania.
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I motivi
“Innanzitutto – ci dice – i costi di riapertura saranno sicuramente a perdere (sanificazione iniziale, acquisto detergenti specifici ed altro,dispositivi sicurezza per chi sta nel bar e per chi consegna, integrazione haccp, riacquisto merci a scadenza breve – che in questi 2 mesi ho mangiato io per non buttare niente – contenitori per asporto, tutto questo col rischio di prendere pure la multa per andarli a comprare!”
“In secondo luogo – continua – c’è certezza di incassi vicini allo zero. Dovrò buttare o mangiare io la nuova merce a scadenza breve acquistata o buttare cornetti e gelati fatti. Inoltre le incognite sono troppe: come quanti cornetti cuocere ogni mattina? Quanto gelato produrre? Quale pazzo chiamerebbe per avere un caffè? Io non lo farei… Poi ci sono anche i costi per gli spostamenti della consegna. Sarebbe brutto rifiutare di portare un caffè a un cliente ma da un’altra parte è facilmente comprensibile che non ne vale la pena. La nostra attività, poi, è conduzione famigliare. Abbiamo tre figli e siamo senza personale. Dovrei pagare un fattorino con il rischio di non recuperare lo spese o peggio ancora beccare una multa”.
I rischi
Chiaramente ci sono anche i rischi legati al virus: “Non abbiamo la certezza di non essere contagiati o magari di contagiare noi stessi di conseguenza. Poi noi siamo un bar gelateria e non riusciamo onestamente a capire in quale fascia di orario muoverci”.
L’aspetto sentimentale
Infine non manca l’aspetto sentimentale, fondamentale per chi fa questo lavoro: “Che tristezza lavorare a porte chiuse, soli, imbacuccati con guanti, mascherina, camice monouso, copriscarpe. Riapriremo, credo, per la fase 2 sperando che sia un po’ meno deprimente e che magari faccia andare in pari il bilancio… E soprattutto, per come siamo abituati a vivere le nostre giornate lavorative vogliamo lavorare avendo il contatto diretto e la possibilità di guardare negli occhi i nostri clienti (seguendo ovviamente le disposizioni del governo)”.