L’ultimo abbraccio ad Arturo Orlando, 21 anni, morto per lavorare

E’ tornato al suo paese, Arturo Orlando. Sull’uscio della casa di tutti, la Chiesa di San Pietro, lo aspettava tutta la comunità di Monteforte. In centinaia fra familiari, amici di una vita, conoscenti, una folla incontenibile, ingrossata anche da tante persone che non lo conoscevano, ma che volevano esserci per stringersi ancor di più al dolore di una comunità, allo strazio di una famiglia.

Quando muore un ragazzo, è come se il lutto lo portassero nel cuore tutti i genitori, senza considerare i confini territoriali, la conoscenza diretta. Ed erano decine le magliette bianche, candide come può essere la coscienza di un giovane di vent’anni, sul petto, sul cuore il viso di quel ragazzo bello come il sole, il sorriso largo e luminoso, gli occhi che brillano di vita.

Arturo era il piccolo di casa, l’ultimo di 5 figli.

Era partito soltanto un mese fa per il Nord, come si dice da queste parti. Il Nord come terra promessa, come luogo in cui qualche soldo te lo puoi fare, dove il lavoro è più facile ottenerlo. Invece quel posto lontano, dove Arturo già era stato altre volte, dove il fratello maggiore lavorava più stabilmente, lo ha respinto al suo paese. Tragicamente.

Travolto dal trattore sul quale lavorava, per il ragazzo non c’è stato niente da fare. Sconvolta la comunità di Monteforte, che non ha parole a commento della vicenda. Il sindaco Antonio Manzi, che ha proclamato il lutto cittadino, taglia il silenzio con una lettera aperta, affissa tra le vie del paesello: in molti l’hanno letta, altri non ce la fanno neppure ad avvicinarsi nel timore di non riuscire a sostenere la commozione: “ Vivrai ogni giorno nei nostri cuori- promette il sindaco , ci renderà più vicini a Dio” .

Stamani il sole era forte ed alto ad illuminare la piazza di Monteforte, le porte della chiesa spalancate come le braccia di una madre che accoglie il figlio che ritorna dopo un lungo viaggio. Il vento di tramontana spirava dal Nord quasi a voler restituire a Monteforte ogni cosa del suo Arturo, i ricordi, il suono della sua voce, le risate con gli amici, il suo profumo.

Il vento del nord sospingeva decine di palloncini bianchi al cielo, liberati tra gli applausi della gente, ultimo tributo a quel sorriso che illumina un vuoto troppo profondo per essere rischiarato.