Criteri di ripartizione delle quote pesca del tonno rosso. I giudici del Tar del Lazio si riuniranno domani, 24 gennaio.
Sul tavolo il ricorso contro il Decreto Ministeriale 17 dell’aprile 2015 presentato da una quarantina di pescatori cilentani operanti lungo la fascia costiera compresa tra Agropoli e Sapri.
Con questo atto il Ministero dell’Agricoltura e della Pesca ha disciplinato i coefficienti di ripartizione del contingente nazionale di cattura del tonno rosso, tra i sistemi di pesca interessati.
Nello specifico, è prevista per la Circuizione il 74,32%; per il Palangaro il 13,57, per la Tonnara fissa l’8,45, per la Pesca sportiva/ricreativa 0,47.
I pescatori sostengono che la suddivisione sarebbe sproporzionata e altamente discriminante, se si considera anche che le percentuali di tonno rosso all’interno della quota assegnata all’Italia erano state aumentate del 75% rispetto al 2014.
Le suddivisioni, quindi, andrebbero a vantaggio di un gruppo limitato di tonnare che godrebbero così di un sistema bloccato e blindato di vero monopolio.
Le tonnare, in base alle dichiarazioni dei pescatori cilentani, guadagnerebbero alcuni milioni di euro ad ogni pescata e la loro quota la esauriscono in poco tempo in un numero ridotto di cale. Ci sarebbe quindi una
gravissima sperequazione a danno dei piccoli avallata e autorizzata dal Ministero Agricoltura e Pesca.
«L’attuale ripartizione delle quote del tonno rosso favorisce una ristretta minoranza di realtà, che ha in mano il 90% delle risorse e penalizza la stragrande maggioranza delle altre aziende detentrici» – afferma Coldiretti Impresapesca.
«Negli ultimi 14 anni tutti i provvedimenti assunti hanno di fatto affidato quello che è un bene comune, gestito da norme internazionali, ad alcuni soggetti per il solo fatto che nel 2000 avessero pescato più di altri – continua Coldiretti Impresapesca – in merito al sistema “palangaro”, poi, è venuta ad esistere una disparità immotivata di ripartizione delle quota che va da soggetti che detengono 2,5 tonnellate di tonno ad altri che ne detengono fino a 40 tonnellate, con un criterio più o meno storico ed in certi casi con osmosi di quote da settori diversi».
«La proposta dei pescatori – conclude Coldiretti – ha il consenso di molte Regioni e di tantissime imprese. Riteniamo che il provvedimento oggi sul tavolo del ministro debba tenere in considerazione queste riflessioni».