Riforma BCC, Solimeno: «Atto necessario ma va rivisto»
«La Riforma delle Bcc è importante per “solidificare” le Banche di Credito Cooperativo, ma al tempo stesso è stata probabilmente troppo repentina e troppo veloce nella sua impostazione giuridica». È questo in sintesi il pensiero di Ciro Solimeno , direttore generale della Banca del Cilento, di Sassano e Vallo di Diano e della Lucania, che interviene nel dibattito in corso sulla riforma del Credito cooperativo. Un tema che sembrava “chiuso” e che invece è tornato sotto i riflettori nelle ultime settimane.
Complice anche l’avvento del nuovo Governo, con il premier Giuseppe Conte che ha annunciato l’iniziativa di un intervento legislativo sulla Riforma. Per di più, in questo contesto, lo stessoSalvatore Rossi , direttore generale della Banca d’Italia, in un recente intervento, si è chiesto «se i costi di questa Riforma in termini di sostenibilità da parte delle Bcc, riusciranno a compensare gli sforzi e gli investimenti fatti». Un interrogativo che non sorprende più di tanto il direttore Solimeno, che in qualità di addetto ai lavori è ben consapevole di alcuni aspetti quantomeno “delicati” contenuti nella Riforma. «Dal mio punto di vista – afferma – la riforma, che ritengo assolutamente necessaria nella sua globalità per rafforzare la patrimonialità e la competitività delle Bcc, dovrebbe essere ripensata o quantomeno rivalutata in certi suoi contenuti».
Il primo aspetto a cui Solimeno si riferisce riguarda il modello di business attuale che, a seguito della Riforma, potrebbe risultare non solo modificato ma addirittura stravolto. «Un po’ per iniziativa del Regolatore Unico (Bce) – spiega il direttore – e un po’ anche per i tempi estremamente ristretti, si è proceduto con concetti
propri di un gruppo verticale, e quindi profondamente snaturanti rispetto all’autonomia operativa delle Bcc. Se la riforma dovesse restare quella che è, questi criteri probabilmente condizioneranno l’operatività delle Banche di Credito Cooperativo a favore dei territori. Invece un diverso assetto e una diversa rivalutazione del modello di business delle Bcc, e anche di alcuni termini della Riforma, potrebbero andare a tutto vantaggio di un recupero della operatività tradizionale di grande assistenza ai propri territori di competenza, che da sempre caratterizza la nostra mission».
Un altro motivo di dubbio per le Bcc, in base a quanto previsto dalla riforma attuale, è quello relativo al “controllo”, ed in particolare non è chiaro chi sarà ad effettuarlo. «Rispetto a una impostazione tradizionale e verticale dei gruppi – spiega Solimeno – ad effettuare il controllo dovrebbe essere la Capogruppo. Allo stesso tempo però non è escluso che ci possa essere anche l’intervento di Banca d’Italia, perché le Bcc mantengono le loro licenze in modo autonomo». E allora, sarebbe auspicabile il modello attuato in Germania «che è ad appannaggio esclusivo della loro Banca Centrale».