Niente unghie laccate, nè trucco pesante o acconciature vistose, perché la parola d’ordine deve essere decoro.
A pochi giorni dal suo insediamento nel ruolo di nuovo comandante della polizia municipale, Anna Bellobuono l’aveva fatto presente ad alcune colleghe.
Ieri mattina, in occasione dell’incontro con il personale, alla presenza del sindaco De Luca e dell’assessore Cascone, il numero uno dei vigili urbani ha ribadito nuovamente il concetto.
Il richiamo alla sobrietà non è però piaciuto alle vigilesse (che avevano già consegnato i propri malumori ai sindacati) e neppure a molti uomini, convinti che i problemi su cui concentrare le attenzioni siano ben altri.
«Il comandante può intervenire sulle divise, ma non sul decoro, perché nel nostro staff non c’è una sola collega che sia indecorosa. Sono madri e mogli e nessuna è appariscente – ha tuonato Enzo Acconciagioco della Cgil – Questo lede la dignità personale e nulla ha a che vedere con l’efficienza del lavoro svolto, che di certo non può essere inficiato da uno smalto rosso o da un rossetto colorato».
I sindacati sono pronti al braccio di ferro, anche perché sul piatto c’è qualcosa di ben più importante: l’applicazione del regolamento di cui il Comune di Salerno è stato tra i primi estensori. Il documento è articolato in una serie di voci (dotazione di armadietti, tempi di vestizione e svestizione, divieto di raggiungere il posto di servizio con l’auto personale) che si tradurrebbero, una volta assunte come regola, in un miglioramento della qualità della vita degli agenti, pronti ad andare in giudizio per il riconoscimento dei propri diritti.
Tra lunedì e martedì sono previsti due incontri: il primo tra la polizia municipale e il comandante, il secondo con le Rappresentanze Sindacali Unitarie.
«Discuteremo anche di questo “invito” ad un look sobrio», assicura Acconciagioco per tranquillizzare le colleghe, che non sono le uniche ad essere state “ammonite”. Nel 2000, infatti, a Segrate fu vietato a tutti i comunali di mostrare piercing, tatuaggi, abbigliamenti audaci, capigliature poco curate. Due anni dopo, all’insegna del motto “niente appariscenza”, il Comune di Sorrento si dotò di un regolamento che vietava ai caschi bianchi outfit ritenuti eccessivi, stravaganti e indecorosi.