SANITÀ SALERNO – Punti nascita a rischio. In bilico Sapri, Polla e Vallo della Lucania

Tra le tante falle della sanità sul territorio salernitano c’è quella dei punti nascita, un network da riorganizzare di sana pianta.

A far discutere non soltanto lo storico record negativo per eccessi di cesarei, ma anche l’eccesso di strutture che effettuano pochi parti all’anno, ben al di sotto dello standard definito dal ministero ad almeno 500 (destinati a diventare 1000) per operare in sicurezza. In Campania su 71 punti nascita attivi sono 38 quelli che operano sotto questo livello e dunque da chiudere o riconvertire.

I tagli sono stati annunciati da tempo, scatenando numerose polemiche incentrate come sempre sui numeri. Il sistema nazionale, infatti, si basa sui volumi di attività e consente deroghe solo in casi particolari: posizione geografica disagiata, difficoltà di collegamenti, per Isole e Comuni montani che abbiano elisoccorso operativo h. 24. Oltre alla numerosità dei parti si valuta anche la disponibilità h 24 di ginecologi, pediatri neonatologi e ostetriche, e la presenza a corto raggio di una Terapia Intensiva Neonatale e una subintensiva per le madri.

In Provincia di Salerno, nella lista nera dei punti nascita da chiudere, oltre a strutture come Oliveto Citra e Eboli che sin dal 2011 avrebbero dovuto confluire a Battipaglia, ci sono Sapri e Polla.

Il Fucito di Mercato San Severino e Cava dei Tirreni (per ora salvato dal Tar) dovrebbero confluire nel Ruggi di Salerno. Segnato anche il destino del San Luca di Vallo della Lucania.

Ma i problemi non sono soltanto per il pubblico ma anche per il privato accreditato. In tal senso rischia la Malzoni di Agropoli. L’ultimo Piano ospedaliero targato Caldoro, bocciato dal ministero, concedeva deroghe solo nelle zone disagiate (Ariano Irpino, Piedimonte, Sessa Aurunca, Ischia, Sapri e Vallo della Lucania). Il nuovo piano, invece, potrebbe presto definire il ridimensionamento.