Ieri è stata una giornata storica per Sapri. Sono state abbattute alcune parti dell’ecomostro ex cementificio a ridosso della statale 18 che da oltre settant’anni deturpa uno dei paesaggi più belli della costa del Cilento.
L’occasione era di quelle ghiotte, ieri mattina, infatti, è giunta a Sapri la storica imbarcazione a Vela di Legambiente, la Goletta Verde, nell’ultima tappa Cilentana. Simbolo della lotta uno striscione giallo con scritto “Abbattiamolo”.
Questa volta a srotolare lo striscione ci ha pensato l’equipaggio di Goletta Verde con la responsabile Serena Carpentieri insieme presidente di Legambiente Campania Michele Buonomo, al sindaco di Sapri Giuseppe Del Medico, al presidente del Parco nazionale Cilento, Vallo di Diano e Alburni Tommaso Pellegrino, a Enzo Maraio dell’ufficio presidenza della Regione Campania e Ferdinando Palazzo, sindaco di San Giovanni a Piro.
La demolizione dell’ecomostro è iniziata nei mesi scorsi. La costruzione del fabbricato, sito in località Pali a Sapri, è iniziata nel 1948. Dopo cinque anni i lavori di costruzione furono interrotti e da quel momento lo scheletro è stato lasciato al completo abbandono. Le fondamenta per l’abbattimento dell’ecomostro furono posate nel 2013, sempre in occasione del passaggio di Goletta Verde a Sapri. Allora fu firmato un protocollo d’intesa tra il comune, la società club Tirrenico, proprietaria dell’immobile e Legambiente per procedere all’abbattimento della struttura. L’iniziativa fu presa dalla stessa amministrazione comunale che si era posta l’obiettivo di riqualificare l’area per lo sviluppo socio economico dell’area fronte-mare.
Un esempio concreto di come possa essere difesa la costa salernitana, non solo dagli abusi edilizi ma anche delle strutture costruite nei decenni passati, che hanno deturpato il paesaggio costiero, e ora totalmente abbandonate.
La trasformazione del paesaggio costiero campano, secondo uno studio di Legambiente, ha conosciuto negli ultimi decenni un’ascesa costante ed inesorabile: con l’espansione degli agglomerati urbani, costruzione di complessi turistici, case singole, porti ed infrastrutture, sono stati cancellati ben 29 km di litorale, pari al 16% dell’urbanizzazione avvenuta in 2000 anni di storia.
Su un totale di 360 km di costa, da Sapri a Baia Domizia, escluso le isole, oltre la metà del territorio, precisamente 181 km, risultano trasformati, di questi, 28 sono occupati da opere infrastrutturali, sono 51 i km di paesaggi urbani ad alta densità, 102 i km di costa occupata da insediamenti con densità più bassa, mentre solo 17 km possono considerarsi ancora paesaggi agricoli. All’assalto del cemento sono sfuggiti solo 162 km di litorali, ma la ragione della loro salvezza risiede nel profilo roccioso e nella loro peculiare morfologia che rende complicata l’urbanizzazione.
Ma oltre a politiche urbanistiche che hanno consentito la costruzione degli ecomostri” legali”, a preoccupare è ancora di più il mattone illegale che continua a essere una piaga della Campania. I numeri, già evidenziati nel rapporto Mare monstrum di Legambiente, raccontano ancora una Campania ferita a morte dal cemento illegale. E ancora troppo poco si fa sul fronte degli abbattimenti. Una piaga che non risparmia la provincia di Salerno, né tantomeno aree di pregio come il Cilento. Secondo i dati di Mare Monstrum di Legambiente la regione Campania è prima assoluta in Italia con 3.110 illeciti, il 16,8% del totale, ben 6,6 per chilometro di costa, con 3.077 persone denunciate e arrestate e 951 sequestri effettuati.
La Campania detiene anche il primato per le infrazioni legate al ciclo del cemento, con quasi il 20% dei reati accertati in Italia. Nel dettaglio sono 886 le infrazioni accertate, 837 le persone denunciate e arrestate e 264 i sequestri effettuati. Gran parte di questi reati è legata alla realizzazione di case, stabilimenti turistici, hotel, villaggi vacanza e altre infrastrutture private sul demanio marittimo o in aree vincolate lungo la costa.