Coronavirus ed inquinamento sono correlati? Chi vive nel Cilento e nelle aree soggette allo spopolamento può essere ritenuto fortunato?
Numerosi studi si sono concentrati sulla spinosa tematica coronavirus/ambiente che sta iniziando a dare dei primi risultati: i due fattori sembrerebbero essere correlati, non tanto per la nascita del virus di origine naturale, come spiegano i documenti redatti dall’organizzazione mondiale della sanità, quanto per la sua diffusione.
Singolare è stato il caso italiano, le regioni più colpite, dall’Emilia Romagna alla Lombardia, passando per il Veneto, sono tra le più industrializzate d’Italia, le più popolate e tra le regioni che negli ultimi anni hanno emesso nell’aria fra i più alti livelli di inquinamento d’Europa, in particolare da particolato (PM10 e PM2,5).
Un gruppo di esperti delle Università di Bologna, Bari, Trieste, Milano e della Società italiana di medicina ambientale, ha appena pubblicato un position paper su questa problematica, affermando che il particolato funzionerebbe da carrier, ovvero vettore di trasporto anche per i virus, permettendo a questi ultimi di rimanere in atmosfera anche per ore.
In questo periodo di freno totale dove anche le industrie, su tutto il territorio nazionale hanno dovuto obbedire alle disposizioni ministeriali, abbiamo avuto una consistente diminuzione dell’inquinamento atmosferico.
“Questo periodo ci sta insegnando l’importanza della natura: animali riappropriatisi dei propri ambienti, diminuzione dello CO2. Il cambiamento climatico è concreto” – afferma Adriano Guida membro del consiglio direttivo Legambiente Campania – “l’impegno ambientale deve continuare, la natura convive insieme a noi: ambiente e persone sono l’uno necessario all’altro. Siamo interconnessi”
Ma gli scienziati parlano di effetto boomerang: causa lockdown si ipotizza una ripresa molto più influente e molto più diretta rispetto alla produzione degli anni precedenti; un vero e proprio disastro ambientale annunciato, quindi, ancora prima della fine di questa tragica epidemia.
“Earth Overshoot Day indica il giorno nel quale l’umanità consuma interamente le risorse prodotte dal pianeta nell’intero anno. Questo giorno non era mai arrivato così presto così come negli ultimi cinque anni, segno che la Terra è stata messa a dura prova” ci spiega Federica Pizzolante dottoranda presso l’università Parthenope di Napoli.
Anche al sud, quindi, la tematica ambientale resta molto attuale e non di minore gravità rispetto all’area nord Italia, numerose sono infatti le associazioni che sul territorio tentano di sensibilizzare la questione inquinamento (vedi video).
Laddove l’industrializzazione ha dato vita ad un sovraffollamento creando un disastro ambientale, nelle zone del Sud Italia invece, dove è avvenuto nel corso degli anni un doloso spopolamento, i numeri si stanno via via stabilizzando.
Nel Cilento chi rimane ha la missione di lasciare incontaminato il Parco e prevenire ogni tentativo di usurpazione dell’ambiente, come l’impegno della pro loco di Cannalonga.
La sfortuna di esser rimasti soli ed isolati nei nostri piccoli borghi del Cilento, e probabilmente al sud in generale, a conti fatti si è dimostrata essere la nostra fortuna nella battaglia al coronavirus.
Ci si viene quindi da chiedere, nell’eterna battaglia tra economia ed ambiente dove si posizioni la scelta del singolo. E se questo periodo, seppur forzato, ci abbia insegnato qualcosa in materia di inquinamento e sostenibilità. Ci renderemo partecipi del cambiamento oppure continueremo a vivere nella più totale indifferenza che, come diceva Pavese, ha permesso alle pietre di durare immutate per milioni di anni?