Trapiantato con un rene malato: aperta la videnda giudiziaria.
Si apre il sipario giudiziario sulla vicenda che ha coinvolto Giuseppe Pellegrino, 65 anni, noto commerciante Vallese scomparso 3 anni fa a causa di una insufficienza renale, dopo aver ricevuto il trapianto da un donatore originario del Mantovano. Tutto ha inizio quando Giuseppe nel lontano 2008 a causa di un’insufficienza renale inizio una lunga coda di attesa per il trapianto di un rene. Da li ha iniziato il calvario che lo ha da prima visto costretto ad una terapia di dialisi. Solo 4 anni più tardi Giuseppe riesce ad ottenere un rene per il trapianto. Stando però alle prime indiscrezioni il rene era affetto da metastasi tumorale e ha causato la morte dell’uomo a pochi mesi dall’operazione.
A raccontare la vicenda Luca, il primo figlio di Giuseppe Pellegrino alla trasmissione “I Fatti Vostri” condotta da Giancarlo Magalli su Rai 2 assieme all’avv. Riccardo Ruocco che segue da vicino la vicenda giudiziaria. Giuseppe a Seguito del Trapianto, effettuando controlli di routine scopre di essere affetto da un tumore al rene che gli è stato trapiantato. Questo fa sospettare che l’organo fosse già malato da prima del trapianto e che l’organo non sarebbe dovuto essere impiantato. A confermare questa ipotesi – anche se non vi è ancora certezza – è la triste vicenda toccata anche ad altri due pazienti che avevano ricevuto il trapianto degli organi dallo stesso donatore, originario di Mantova. Secondo l’ospedale che si è occupato dell’espianto degli organi tutte le procedure, comprese le anali dei tessuti sarebbero state eseguite secondo il protocollo e che nessuna responsabilità può essere ricondotta alla struttura ospedaliera o ai medici. Intanto resta vero che tutti i pazienti trapiantati sono deceduti con tumore ciascuno originatosi dall’organo trapiantato.
Gli inquirenti a questo punto ipotizzano che il donatore, morto suicida, fosse a conoscenza della malattia e che abbia compiuto l’estremo gesto in conseguenza al tumore che da li a breve gli sarebbe stato fatale. Questa risulterebbe ad ora la teoria più accreditata, anche se le indagini sono ancora in corso e la magistratura sta indagando sul caso. Dai vertici dell’ospedale di Mantova intanto fanno sapere che tutti i trapianti sono stati effettuati con tutte le verifiche cliniche del caso, nel rispetto delle normative di legge sull’idoneità del donatore. La struttura inoltre si è resa disponibile al confronto e al dialogo con le famiglie dei pazienti deceduti e con i legali, mentre proseguono spedite le indagini.
Seguiremo la vicenda più da vicino nel prossimi giorni.